Il Vulture e il Sacro: segni e forme della pietà popolare


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Descrizione
Le seicentesche scuderie dei Doria, situate all’interno del castello federiciano di Melfi, recentemente recuperate e restaurate, in occasione della mostra "Il Vulture e il Sacro: segni e forme della pietà popolare" verranno riaperte al pubblico con la nuova funzione di spazio espositivo. E’ stata fissata a giovedì 24 aprile la data di inaugurazione della mostra, che sarà visitabile tutti i venerdì, sabato e domenica fino al 21 giugno. L’esposizione abbraccia tematiche che coinvolgono discipline quali la storia, l'arte, l'antropologia, l'etnografia, con un interesse rivolto sia alla religione che alla superstizione popolare. Il contesto storico preso in esame riguarda il secolo compreso tra il 1850 e il 1950 e delimita il periodo che va dagli anni che precedettero l'Unità d'Italia fino ai primissimi anni del secondo dopoguerra. Cento anni nei quali la religiosità ha rappresentato un aspetto fondamentale per l'acquisizione del senso d’identità e d’unione della gente del Vulture e la fede è divenuta un elemento essenziale delle pratiche sociali. La religione, infatti, oltre a permeare fortemente l'ambito ristretto e privato del singolo, per sua stessa costituzione, influenza profondamente anche comportamenti, usi e costumi di interi popoli, che attorno ad essa definiscono la propria identità culturale. Il territorio del Vulture, per diverse ragioni storiche legate anche alla rete viaria (Venosa ad esempio era attraversata dalla Via Appia, la più importante delle vie consolari romane che collegava l’oriente e l’occidente) rappresenta da sempre un luogo d’approdo e d‘incontro di disparate etnie e religioni, che nel corso del tempo si sono gradualmente sedimentate formando e ricreando interessanti tradizioni culturali tutt’oggi in uso. Dagli ebrei agli arabi, dai bizantini ai normanni, fino agli ultimi arrivati albanesi, il territorio del Vulture, "crocevia di popoli" ha raccolto caratteri e simboli appartenenti a tradizioni religiose e al modo di vivere il sacro di tutti i popoli transitati. Nel suggestivo contesto delle scuderie, verranno esposti manufatti sacri, oggetto di una profonda devozione e venerazione popolare in passato e in alcuni casi ancora oggi (ad esempio nel caso della Maria Bambina conservata ed esposta nella chiesa madre di Rionero o della Casula di San Donato a Ripacandida). Tali opere d’arte sacra, sono spesso portatrici di profondi significati religioso-culturali, che nei numerosi casi ancora in uso, coinvolgono sia il modo di pensare sia quello d’agire popolare. Queste credenze e tradizioni, sempre nel rispetto dei dettami della religione ufficiale, si sono estremamente radicate nel retroterra culturale vulturino, fino a giungere in molti casi intatte ai giorni nostri. La relazione fra il popolo del Vulture e gli oggetti della devozione sacra, emblematicamente rappresentativa del più universale rapporto dell'uomo con la religione (argomento di sempre stretta attualità), sarà documentata anche attraverso materiale storico-fotografico che testimonia quanto profondo sia stato il sentimento religioso nel territorio del Vulture. Sentimento esplicitato non solo con oggetti sacri, ma anche attraverso riti, manifestazioni ed espressioni popolari, come pellegrinaggi e processioni.
L’esposizione sarà articolata in due sezioni distinte, studiate in modo da integrarsi nello spazio architettonico delle scuderie. Da una parte quelle che erano dodici mangiatoie assumeranno la funzione di nicchie, dove saranno collocati altrettanti manufatti di artigianato locale, verso cui veniva indirizzata la religiosità popolare e della quale, quindi, sono simbolo. Questi manufatti, al di là del loro valore artistico, hanno un più profondo valore e un interesse trasversale rispetto a molteplici aspetti culturali. Tra gli oggetti in questione in esposizione troviamo statue, manichini, ornamenti sacri, strumenti processionali, tutti provenienti dai paesi del Vulture e legati a particolari culti locali. Sono oggetti realizzati artigianalmente con materiali poveri, decorati e arricchiti con altri più preziosi.
Nell’altra sezione dell’ambiente la mostra presenterà il materiale documentario diviso in tre parti dedicate a tre temi diversi e intitolate “la terra”, “la fede”, “i cristiani”. Il materiale consiste in fotografie, immagini e quadri d’epoca scelti con lo scopo di rappresentare la vita degli abitanti del Vulture nei cento anni presi in esame.
La mostra è inserita all’interno di un articolato progetto regionale integrante formazione e produzione ed espresso nell’iniziativa “Culture in loco”. Nel caso specifico si tratta di un progetto particolare relativo al distretto culturale del Vulture-Alto Bradano, volto allo sviluppo e alla promozione culturale dell’area e allo stesso tempo a creare nuove opportunità di occupazione per i giovani. Progetto intitolato “Le tracce del sacro”, tematismo di cui la mostra sviluppa, come spiegato, l’aspetto delle “testimonianze” legate alla religiosità.
Quest’evento, come tutti gli altri resi possibili grazie a “Culture in loco”, è realizzato con la preziosa collaborazione dei partecipanti al corso di formazione attivato contestualmente e avente come obiettivo quello di creare nuove competenze professionali legate alla produzione culturale, nel caso specifico all’organizzazione di mostre.

Info:
www.letraccedelsacro.it


Periodo: la manifestazione si è tenuta in passato dal al ed è presa dal nostro archivio storico.
Se l'evento si ripeterà anche quest'anno per favore segnalaci le nuove date »

Il testo è stato gentilmente fornito da: Francesco

Sito Web: www.letraccedelsacro.it/


Il Vulture e il Sacro: segni e forme della pietà popolare si svolge nel mese di aprile, visualizza le altre pagine di Mostre: Mostre ad aprile in tutta Italia, Mostre in Basilicata oppure le sole pagine di Mostre a Potenza.


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